Le analisi

Fotografia di uno scenario

Fuori dalla crisi 2014 numero 39

Gli investimenti privati in costruzioni non residenziali, segnano, nel 2013, una...

Fotografia di uno scenario

Gli investimenti privati in costruzioni non residenziali, segnano, nel 2013, una riduzione dell’8,2%. Ad incidere pesantemente su questo comparto produttivo un fattore rilevante rimane il significativo razionamento del credito per il finanziamento degli investimenti in costruzioni non residenziale.

I mutui erogati alle imprese per la realizzazione di interventi non abitativi hanno registrato una caduta significativa tra il 2007 ed il 2012 del 62,4% ed un ulteriore calo nel 2013. Secondo Ance, gli investimenti in costruzioni non residenziali pubblici, registrano una flessione del 9,3% in quantità rispetto al 2012. Il mercato dei lavori pubblici continua ad essere caratterizzato da un marcato ridimensionamento degli importi posti in gara nei bandi per lavori pubblici. Secondo il monitoraggio Ance-Infoplus, relativo ai bandi pubblicati, nel 2012, l’importo posto in gara evidenzia una ulteriore e significativa flessione del 29,8% su base annua, cui segue un calo tendenziale del 31,1% nei primi quattro mesi del 2013. L’Ance per il 2014 ritiene che se non verranno adottati incisivi interventi di politica economica e di allentamento della stretta creditizia, ci sarà un calo degli investimenti in costruzioni del 4,3% in termini reali su base annua. La nuova edilizia abitativa perderà il 12,7% nel confronto con il 2013, mentre per gli investimenti in costruzioni non residenziali privati e pubblici il calo si attesterà, rispettivamente, al 4,3% e al 5,1% in termini reali. Il recupero abitativo, in assenza di modifiche legislative, resterà sugli stessi livelli dell’anno precedente (+0,1%).

Il settore delle costruzioni rappresenta il 9,8% degli impieghi del Pil e dà lavoro a 1.754.000 persone, che corrispondono al 27,6% dei lavoratori operanti nell’industria ed al 7,7% del totale degli occupati nell’intero sistema economico nazionale. La produzione e l’occupazione di un significativo numero di settori produttivi dipendono in misura consistente ed in alcuni casi pressoché totale dell’attività del settore delle costruzioni. Esso, infatti, effettua acquisti di beni e servizi dall’80% dei settori economici. Inoltre, una domanda aggiuntiva di un miliardo nel settore delle costruzioni genera una ricaduta complessiva nell’intero sistema economico di 3,374 miliardi di euro ed un aumento di 17.000 occupati di cui 11.000 nelle costruzioni e 6.000 nei settori collegati. Il 2012, secondo l’Ance, si è chiuso con una ulteriore riduzione degli investimenti in costruzioni del 7,6%, una flessione maggiore di quella quantificata dall’Istat (-6,6%). Per il 2013 lo scenario evidenzia un’ulteriore contrazione degli investimenti del 5,6% in termini reali. Si tratta di uno scenario assai critico che continuerà, in assenza di incisivi interventi di politica economica e di allentamento della stretta creditizia, per il settimo anno consecutivo, anche nel 2014 con un’ulteriore contrazione dei livelli produttivi pari al 4,3% in termini reali su base annua.

Misurata in termini reali (quantità) la produzione dell’intera filiera delle costruzioni, fra il 2007 e il 2013 è diminuita del 29%. Le prospettive per il prossimo anno sono di un ulteriore diminuzione. Un mercato complessivo che la crisi ha ridimensionato di circa un terzo: tanto che nel 2013 si è arrivati a produrre   140 miliardi di euro in meno rispetto a quanto veniva realizzato nel 2007. Riconfermare la persistenza di questa straordinaria crisi. Il consuntivo del 2012 e le previsioni per il 2013 e il 2014 stanno ad indicare un sensibile peggioramento rispetto alle già negative stime fatte lo scorso anno in questo medesimo rapporto. Si tratta di un ridimensionamento del mercato che, almeno a partire dal 2010, è esclusivamente determinato dalla domanda interna. L’economia italiana appare fra le più lente a riprendersi fra le principali economie avanzate del Mondo.

In questo quadro, la filiera italiana delle costruzioni grazie alla positiva dinamica delle esportazioni attenua, sia pure parzialmente, le proprie perdite. Questo è avvenuto nonostante un generale contesto di stagnazione nei Paesi una condizione di estrema debolezza. Lo è la domanda di nuova edilizia residenziale, che dopo la fase espansiva conclusa nel 2007 ha registrato un crollo negli ultimi sei anni pari al 52%. E’ ancora in forte crisi l’edilizia non residenziale privata, che trattenuta dal pesante generale ridimensionamento economico ha perduto nello stesso periodo quasi il 40%, fra nuove costruzioni e manutenzione straordinaria.

Le opere pubbliche, che fin dal 2005 hanno conseguito anno dopo anno perdite consistenti, hanno conosciuto un dimezzamento delle proprie risorse. L’unico segmento di mercato che ha tenuto, sia pure in misura piuttosto debole, è quello della manutenzione straordinaria residenziale: +0,6% nel 2011, +0,8% nel 2012 e +3,2% nel 2013, per effetto degli incentivi fiscali. Ma si tratta di una domanda che, nonostante le esigenze pressanti date dall’età del patrimonio immobiliare abitativo, fa i conti con una condizione economica delle famiglie in progressivo depauperamento.

Tutti gli operatori continuano ad essere impegnati in processi di riorganizzazione e di razionalizzazione della propria capacità produttiva, che deve necessariamente adeguarsi allo strutturale ridimensionamento del mercato delle costruzioni. Un processo che sta contribuendo a ridefinire i modelli di offerta e gli stessi ambiti di mercato: l’internazionalizzazione; l’offerta a costi adeguati ad una domanda meno solvibile; l’innovazione tecnologica in chiave di efficienza energetica oltre che prestazionale; la riqualificazione immobilioccidentali e di contenimento della crescita nelle economie emergenti. I produttori di materiali e tecnologie meccaniche e i servizi - al netto pertanto del settore delle costruzioni in senso stretto - dopo il brusco crollo del commercio mondiale subito nel 2009 (-17,8% nel sistema delle costruzioni), hanno ottenuto una serie di risultati positivi.

Ma se la presenza internazionale delle nostre aziende produce esiti positivi, è la domanda interna a rappresentare un drammatico freno. Tutti i comparti del mercato paiono una condizione di estrema debolezza. Lo è la domanda di nuova edilizia residenziale, che dopo la fase espansiva conclusa nel 2007 ha registrato un crollo negli ultimi sei anni pari al 52%. E’ ancora in forte crisi l’edilizia non residenziale privata, che trattenuta dal pesante generale ridimensionamento economico ha perduto nello stesso periodo quasi il 40%, fra nuove costruzioni e manutenzione straordinaria.

Le opere pubbliche, che fin dal 2005 hanno conseguito anno dopo anno perdite consistenti, hanno conosciuto un dimezzamento delle proprie risorse. L’unico segmento di mercato che ha tenuto, sia pure in misura piuttosto debole, è quello della manutenzione straordinaria residenziale: +0,6% nel 2011, +0,8% nel 2012 e +3,2% nel 2013, per effetto degli incentivi fiscali. Ma si tratta di una domanda che, nonostante le esigenze pressanti date dall’età del patrimonio immobiliare abitativo, fa i conti con una condizione economica delle famiglie in progressivo depauperamento.

Tutti gli operatori continuano ad essere impegnati in processi di riorganizzazione e di razionalizzazione della propria capacità produttiva, che deve necessariamente adeguarsi allo strutturale ridimensionamento del mercato delle costruzioni. Un processo che sta contribuendo a ridefinire i modelli di offerta e gli stessi ambiti di mercato: l’internazionalizzazione; l’offerta a costi adeguati ad una domanda meno solvibile; l’innovazione tecnologica in chiave di efficienza energetica oltre che prestazionale; la riqualificazione immobiliare e la trasformazione urbana.

Rapporto Federcostruzioni

 

Foto: Primi 15 Paesi per investimenti pro capite a parità di potere d'acquisto


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Autore: Rapporto Federcostruzioni

TAGS: investimenti, ripresa

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