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Il monumentale complesso della Cà Granda, seppur frutto di una storia costruttiva che si è protratta a lungo nel tempo, ancora oggi riesce a documentare l’ampiezza dello spirito rinascimentale insito nel progetto originale. Il protrarsi nei secoli della originale funzione ospedaliera comportò inevitabili trasformazioni che diventarono più impegnative dopo i bombardamenti del II conflitto mondiale ed il successivo adeguamento a sede dell’Università Statale. Tuttavia l’impianto originale ed i prospetti esterni e sui cortili conservano tuttora le evidenti caratteristiche di quello che fu il primo e più grande episodio realizzato in epoca rinascimentale a Milano. A parte gli imponenti interventi ricostruttivi del dopo guerra, sicuramente i più importanti, ancora in tempi recenti si sono comunque svolti interessanti lavori di restauro conservativo, che da un lato hanno messo in luce alcune caratteristiche originali e dall’altro hanno posto, aspetto noto ai contemporanei, l’importante problema de “il restauro del restauro”. Infatti sia nel corso del restauro della Corte d’Onore (o del Richini), sia in quello del Cortile della Ghiacciaia (entrambi quasi totalmente ricostruiti dopo la guerra) si sono potuti elaborare quegli interventi che hanno posto il problema della conservazione di molti materiali originali, pur nel rispetto delle modalità seguite negli anni ’50 e ’60, dall’arch. Liliana Grassi, ora diventati la testimonianza di una scuola di pensiero che ha influenzato la ricostruzione del dopoguerra. Nel momento in cui verrà letto questo scritto sarà in corso l’impegnativo e complesso studio sull’ intervento di restauro delle facciate su via Festa del Perdono e sulla via San Nazzaro.
Testo a cura di Libero Corrieri
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