Chiesa di S. Eugenio e S. Maria di Vigano Certosino

Via Certosa, 5 20083 Vigano Certosino-Gaggiano (Milano)
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La chiesa è aperta di norma ogni giorno tra le 8,00 e le 18,30 Messa feriale: 18,00 (ora legale), 17,30 (ora solare). Messa Festiva: 11,00 Tel. 02 9085316 viganocertosino@chiesamilano.it www.chiesadimilano.it www.lombardiabeniculturali.it/luoghi/schede/

La facciata e i restauri

Ultimata nell’aprile del 1511 dal pittore Bernardino de Rossi (doc. 1484-1514), commissionata dai monaci della Certosa di Pavia, fu composta da elementi iconografici che risentono dell’estetica certosina. Il ciclo, non sempre di facile ricostruzione, prevedeva in alto, al centro, sopra la grande finestra circolare, il Padre Eterno benedicente, circondato da angeli in volo; più in basso, in cornici coronate dalle sigle “GRA CAR” (Gratiarum Carthusia o Certosa delle Grazie), l’Arcangelo Gabriele e la Vergine annunciata, inseriti in nicchie marmorizzate che simulavano uno sfondamento prospettico. Al di sotto, alla sinistra del portale, comparivano forse Sant’Ugo di Grenoble e a destra Sant’Eugenio vescovo. Sulle paraste, in alto, a sinistra del Padre Eterno, era visibile San Bernardo di Chiaravalle mentre a destra era dipinto, munito di una coscia di mula, il beato Guglielmo Fenoglio. Sopra il portale appariva il medaglione con il profilo del donatore Gian Galeazzo Visconti, infine, ai lati delle paraste, due Santi di ampie proporzioni, identificati anche con San Cristoforo e San Rocco.

il problema della conservazione della facciata, il cui pregio fu messo in particolare evidenza da Diego Sant’Ambrogio in un volume del 1894, fu approcciato per la prima volta nel 1914 dall’architetto Ambrogio Annoni, della Regia Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia. Agli immediati interventi “ricostruttivi”, interrotti dalla Prima Guerra Mondiale, e a quelli, limitati, eseguiti negli anni Trenta del secolo scorso, seguì lo strappo, realizzato da Pinin Brambilla Barcilon nel 1966. A lungo abbandonati tra Vigano e Sporzano, gli affreschi, riposti per un breve periodo sulla facciata, nel 1988 furono trasportati da telai metallici a supporti semirigidi in resina espansa (restauratore Aldo Di Fonzo). A partire dal 1999 i dipinti, in attesa di un’opportuna ricollocazione, sono stati sottoposti a nuovi restauri nel laboratorio “Nicola” di Aramengo, nell’Astigiano.

Testo a cura di Paola Barbara Piccone Conti

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